— Sire, una persona di considerazione e di qualità m’invitò ieri alle nozze di una delle sue figliuole. Dopo le cerimonie fu apparecchiato un banchetto magnifico, tutti si posero a tavola ed ognuno mangiò di quanto era di suo maggior gusto. Eravi fra l’altro un antipasto eccellente accomodato con l’aglio, del quale ognuno volea, e come noi osservammo esservi un convitato il quale non si prendeva premura di mangiarne, l’invitammo a seguire il nostro esempio.
— Mi guarderei bene — ci disse — di gustare un intingolo in cui vi è dell’aglio; non ho dimenticato quello che mi costò di averne assaggiato altra volta.
Lo pregammo a narrarci il fatto: ma il padrone di casa, senza dargli tempo di risponderli, gli disse:
— È in tal maniera che fate onore alla nostra tavola?
— Signore — gli rispose il convitato, il quale era un mercante di Bagdad — vi ubbidirò se assolutamente lo volete: ma a patto che dopo averne mangiato mi laverò le mani quaranta volte con l’alcali, quaranta volte con cenere della stessa pianta, ed altrettante volte col sapone.
— Fate adunque come noi, mangiate: l’alcali, la cenere della stessa pianta ed il sapone non vi mancheranno.
Il mercante, stese la mano, pigliò un boccone, lo accostò alla bocca e mangiollo con una ripugnanza, di cui restammo molto meravigliati: ma quel che ci sorprende fu il vedere non avere egli se non quattro dita, mancandogli il pollice.
Il padrone di casa volgendosi a lui, esclamò:
— Voi non avete pollice, per quale accidente lo avete perduto?
— Signore — rispose — non solamente alla mano destra non ho il pollice: ma non l’ho neppure alla sinistra. Questo non è nemmeno il tutto: il pollice nella stessa maniera mi manca pure all’uno e all’altro piede, e sono storpio per un accidente inaudito, che di narrarvi non ricuso: ma permettetemi prima di lavarmi le mani.