DOLMANCÉ: Vi chiedo scusa, bella Eugénie, ma non sarò io, se proprio volete, che m’incaricherò di spegnere quella passione che vi brucia. Cara fanciulla, purtroppo siete una donna! Per cogliere le vostre primizie ho voluto mettere da parte ogni prevenzione ma, capite bene, ora mi ritirerò in buon ordine; se ne incaricherà il cavaliere. Sua sorella, armata di questo godemiché, infierirà sul culo del fratello con i colpi più tremendi, presentando contemporaneamente il suo bel sedere ad Augustin che l’inculerà mentre io inculerò lui. Il culo di questo giovane, non lo nascondo, mi tenta da un’ora, e voglio assolutamente restituirgli quel che mi ha fatto.
EUGÉNIE: Approvo il cambio, ma in verità, Dolmancé, nonostante la franchezza della vostra confessione, siete ugualmente scortese.
DOLMANCÉ: Mille scuse, signorina, ma noi altri pederasti siamo famosi per franchezza e precisione nei nostri principii.
SAINT-ANGE: Non è proprio reputazione di franchezza quella che si concede a tipi come voi abituati a non prendere le persone che per il didietro!
DOLMANCÉ: È un po’ ingiusto, un po’ falso, non vi pare? Ebbene, signora, vi ho dimostrato che questo tipo di uomini era indispensabile alla società. Condannati a vivere con persone che hanno enorme interesse a nascondersi al nostro sguardo e a simulare i propri vizi dietro le false apparenze di virtù che peraltro non ci riserveranno mai, sarebbe per noi pericolosissimo non mostrare franchezza nei loro confronti, altrimenti faremmo ricadere su di noi tutti i vantaggi che ci rifiutano e sarebbe evidente l’inganno. La dissimulazione e l’ipocrisia sono salvaguardie offerteci dalla società, e noi le sfruttiamo. Signora, permettete un istante di portare a esempio il mio caso personale: non esiste certamente al mondo individuo più corrotto di me, eppure chi mi conosce non lo sa. Chiedete a tutti cosa pensano di me, e vi diranno che sono un uomo onesto, mentre non c’è un crimine con cui non abbia reso più dolci i miei piaceri!
SAINT-ANGE: Non credo che ne abbiate commessi di così atroci!
DOLMANCÉ: Atroci… Signora, piuttosto diciamo orrendi!
SAINT-ANGE: Insomma siete come quello che diceva al suo confessore: «È inutile scendere ai particolari; a eccezione dell’omicidio e del furto, state tranquillo che ho commesso di tutto!».
DOLMANCÉ: Sì, signora, dirò la stessa cosa, ma senza l’eccezione.
SAINT-ANGE: Come! Voi, libertino, avete anche…?
DOLMANCÉ: Tutto, signora, tutto; ci si rifiuta di compiere qualcosa con il mio temperamento e i miei principii?
SAINT-ANGE: Ah, fottiamo, fottiamo!… Non riesco più a trattenermi: ritorneremo sul discorso, Dolmancé, ma per credere di più alle vostre confessioni, voglio ascoltarle a mente fresca. Quando siete eccitato, vi piace parlare di orrori e forse ci fate passare per vere le fantasie libertine della vostra immaginazione esaltata. (Si mettono in posizione.)
DOLMANCÉ: Un momento, cavaliere, un momento: ve l’introdurrò io stesso, ma prima di tutto, e ne chiedo scusa alla bella Eugénie, bisogna che lei mi permetta di frustarla perché sia meglio preparata. (La viene frustando.)
EUGÉNIE: Questo cerimoniale era del tutto inutile… Voi dite, Dolmancé, che soddisfa la vostra lussuria; ma applicandolo comunque non mi pare che facciate nulla di vantaggioso per me!
DOLMANCÉ (sempre frustando): Ah, tra un po’ me lo saprete dire! Non conoscete il potere di questo preliminare… Su, su, puttanella, prendete queste frustate!
EUGÉNIE: Cielo, come farò?… Le mia natiche bruciano!… Ma mi fate male veramente!…
SAINT-ANGE: Amica mia, ti vendicherò; ora gliele rendo. (E fustiga Dolmancé.)
DOLMANCÉ: Oh, sì; e io non desidero altro se non che Eugénie si renda conto di come sia bello farsi frustare, così come piace anche a me! Vedete come seguo la legge di natura! Ma, un momento, disponiamoci: Eugénie monti sulle vostre reni, signora, afferrandosi al vostro collo, come fanno certe madri che portano i loro figli sulle spalle; così avrò due culi a portata di mano e li striglierò insieme. Il cavaliere e Augustin faranno lo stesso nei miei confronti colpendomi ambedue sulle natiche… Sì, così… Ecco fatto!… Che delizia!
SAINT-ANGE: Non risparmiate questa puttanella, ve ne scongiuro; io non chiedo di concederle grazia alcuna, non voglio proprio che siate tenero con lei.
EUGÉNIE: Ahi! ahi! ahi! credo proprio di sanguinare!
SAINT-ANGE: Renderà più belle le tue natiche colorandole… Coraggio, angelo mio, coraggio! ricordati che attraverso le pene si arriva sempre ai piaceri.
EUGèNIE: In verità non ce la faccio più.
DOLMANCÉ (smette un istante per contemplare la sua opera; poi riprendendo): Ancora una sessantina, Eugénie, sì, sì, sessanta ancora su ogni culo! Puttane! con che piacere godrete adesso fottendo! (La posizione si scioglie.)
SAINT-ANGE (esaminando le natiche d’Eugénie): Ah, poverina, il suo didietro è sanguinante!… Scellerato, come puoi aver piacere a baciare così i segni della tua crudeltà!
DOLMANCÉ (masturbandosi): Sì, non lo nascondo e i miei baci sarebbero più ardenti se i miei segni fossero più crudeli.
EUGÉNIE: Ma voi siete un mostro!
DOLMANCÉ: Sono d’accordo!
IL CAVALIERE: Per lo meno è in buona fede!
DOLMANCÉ: Su, inculala, cavaliere!
IL CAVALIERE: Tienila per le reni e con tre scosse sono dentro.
EUGÉNIE: Oh, cielo, lo avete più grosso di Dolmancé!… Cavaliere voi mi spaccate!… Risparmiatemi vi scongiuro!…
IL CAVALIERE: È impossibile, angelo mio. Devo raggiungere lo scopo… Pensate che sono sotto lo sguardo del mio maestro: devo rendermi degno delle sue lezioni.
DOLMANCÉ: Esatto!… Mi piace immensamente vedere i peli di una verga strusciare sulle pareti di un ano… Su, signora, inculate vostro fratello… La verga d’Augustin è pronta a introdursi dentro di voi e io… io non risparmierò il vostro fottitore. Bene! mi sembra che il rosario è bell’e pronto; ora pensiamo a sborrare e basta.
SAINT-ANGE: Guardate questa piccola troia come freme!
EUGÉNIE: È colpa mia, muoio di piacere!… La fustigazione… questa mazza… e questo tesoro di cavaliere che mi masturba nel frattempo!… Cara mia, cara mia, non ne posso più!…
SAINT-ANGE: Sacriddio! io pure, ecco che sborro!
DOLMANCÉ: Amici, sborriamo insieme; se aspettate due minuti, saremo tutti pronti e partiremo insieme.
IL CAVALIERE: Impossibile; il mio sperma cola nel culo della bella Eugénie… mi sento morire!… Ah, sacro nome di un dio! che piacere!…
DOLMANCÉ: Vi seguo, amici miei… vi seguo… lo sperma non mi fa capire più niente.
AUGUSTIN: Pure a me, pure a me!…
SAINT-ANGE: Che scena!… Quel pederasta m’ha riempito il culo di sperma!…
IL CAVALIERE: Al bidè, signore, al bidè!
SAINT-ANGE: No, in verità, mi piace troppo! mi piace sentirmi lo sperma nel culo! non lo faccio uscire mai quando ce l’ho!
EUGÉNIE: Non ne posso più veramente… Ora ditemi, amici miei, se una donna, quando le vien fatta la proposta di essere fottuta così, debba sempre accettare.
SAINT-ANGE: Sempre, mia cara, sempre; e dirò di più! Siccome questo metodo di fottere è delizioso, lei deve esigerlo da quello di cui si serve; ma se lei è mantenuta dal suo amante, se spera di ottenere dei favori, regali o grazie, si faccia pure valere, si faccia preziosa. Non c’è uomo, in certi casi, che non finisca per rovinarsi con una donna abilissima nel rifiutarglisi solo con lo scopo di infiammarlo di più; ne otterrà tutto quel che vuole se ci sa fare nel cedere solo volutamente quanto le si richiede.