Le donne dell’harem reale non possono incontrare né vedere nessun uomo, tanto sono guardate rigorosamente; tuttavia i loro desideri non possono essere soddisfatti, essendo uno solo l’uomo comune a tante spose. Per questa ragione esse finiscono col soddisfarsi fra loro in diversi modi come ora diremo.
Vestono da uomo le figlie delle loro nutrici o delle loro amiche, o le loro stesse domestiche, e tentano di raggiungere lo scopo valendosi di bulbi, radici, o frutti aventi la forma di lingam; o anche si coricano sopra una statua con ii lingam in erezione. Alcuni re, che sanno comprendere e compatire, fanno uso di medicamenti in modo da poter godere più donne in una notte, anche quando per propria natura non sono portati ad eccessi. Altri fanno l’amore soltanto con le loro favorite; e altri invece giacciono con ciascuna moglie a turno. Questi sono i mezzi di godimento che prevalgono nei paesi dell’est, e quanto si dice per la donna vale anche per l’uomo.
Tuttavia, aiutate dalle donne del seguito, le donne dell’harem ricevono nei loro appartamenti molto spesso uomini vestiti da donna. Queste domestiche, e anche figlie delle nutrici, hanno l’incarico di ricercare uomini che vogliono penetrare nell’harem e li persuadono parlando loro della grande fortuna che li attende, della facilità con cui si entra nel palazzo, della negligenza delle sentinelle e della condiscendenza dei sorveglianti verso le spose reali. Ma queste donne non debbono mai ricorrere alla menzogna per persuadere un uomo a penetrare nell’harem, perché potrebbero con molta probabilità causare la sua perdita. Per parte sua, l’uomo farà meglio a rinunciare a penetrare nell’harem, perché numerosi sono i pericoli ai quali si troverà esposto. Ma se assolutamente vuole entrarci, deve assicurarsi in primo luogo se esiste una facile uscita, se è da tutte le parti circondato dal giardino, se le sentinelle sono o no negligenti, se il re è assente; dopo, quando le donne dell’harem gli fanno cenno, osserverà attentamente i luoghi da cui passa ed entrerà per quella strada che gli sarà indicata. Se la cosa è possibile, passeggerà ogni giorno in vicinanza dell’harem, entrerà con vari pretesti in confidenza con le sentinelle, si mostrerà gentile con le domestiche che possano essere al corrente dei suoi disegni. Infine darà l’incarico di mezzana a una donna che abbia accesso nell’harem, e cercherà di riconoscere gli emissari del re. Se nessuna donna ha accesso nell’harem, si apposterà in qualche luogo dal quale possa scorgere la donna che ama e che vuoi possedere. Se questo luogo è guardato da una sentinella, si vestirà da cameriera della donna che nello stesso posto viene o passa. Quando la donna guarderà, le manifesterà il suo amore con gesti e segni, le mostrerà pitture, oggetti a doppio senso, corone di fiori, anelli. Starà bene attento alla risposta, resa con segni o gesti, e tenterà poi di penetrare nell’harem. Se è sicuro che la donna dovrà venire in qualche luogo particolare, l’attenderà e penetrerà nel palazzo con lei al momento opportuno, mescolandosi alle sue guardie; altrimenti ricorrerà ad altri mezzi, come nascondersi in un letto ripiegato, in una copertura da letto, rendersi invisibile per mezzo di applicazioni esterne come quella di cui si dà la ricetta:
Brucia insieme, senza lasciar sfuggire ii fumo, il cuore di un icneumone, o topo di Faraone, il frutto di zucca lunga (tumbi) e gli occhi di un serpente; mescola le ceneri e aggiungi una uguale quantità di acqua. Se si mette sugli occhi questa miscela un uomo può andare e venire dappertutto senza essere scorto da nessuno.
Vi sono anche altri mezzi insegnati dai bramini di Duyana e dai Jogashiri.
Un uomo può entrare nell’harem durante le feste dell’ottava luna, nel mese del Nargashirha, e durante le feste al chiaro di luna, quando i sorveglianti sono interamente presi dalle occupazioni delle feste.
Ecco a proposito i principali consigli:
L’entrata e l’uscita dall’harem può per lo più effettuarsi quando s’introduce o si fa uscire qualche oggetto in palazzo, al momento delle feste, quando i sorveglianti sono sovraccarichi di lavoro, quando una delle spose reali cambia residenza, quando le spose del re si recano ai giardini o alle fiere o rientrano in palazzo, e infine, quando il re è assente per un lungo pellegrinaggio. Le donne dell’harem si confidano reciprocamente i loro segreti, e avendo tutte un unico scopo, si aiutano a vicenda. Un giovane che riesca a possederle tutte, e a rimanere nel loro favore, potrà continuare l’intrigo finché questo resterà segreto.
Nel paese degli Aparataki, le spose del re sono poco sorvegliate, e molti giovani penetrano nell’harem mediante l’aiuto delle donne che vi hanno accesso. Le donne del re di Ahira fanno i loro affari con le sentinelle dell’harem, che si chiamano Kshtriya. Le spose del re dei Vatsagulmi fanno entrare nell’harem insieme con le loro messaggere anche gli uomini che fan loro piacere. Nel paese di Vaidarbhi, i figli delle spose reali hanno accesso nell’harem e possono godere le donne ad eccezione della madre. Nello Striraiya, le donne dell’harem si abbandonano ai compagni di casta e ai loro parenti Nel Ganda, le mogli del re sono alla mercé dei bramini, degli amici, dei domestici e degli schiavi. Nel Samdhava, i domestici, i fratelli di latte, e altri uomini del genere godono le donne dell’harem. Nel paese dei Vanya e dei Kalya, i bramini, col consenso del re, entrano nell’harem sotto il pretesto di regalare fiori alle dame reali, parlano con queste attraverso una cortina e finiscono poi col possederle. E infine le donne dell’harem del re dei Prascya tengono nascosto nell’harem un giovanotto per ogni nove e dieci donne.
Così fanno le spose altrui.
Per questa ragione ogni marito occorre sorvegli la propria casa. Antichi autori dicono che un re deve scegliere per sentinelle uomini ben notoriamente esenti da desideri carnali. Ma tali uomini, anche se sono loro stessi liberi dai desideri della carne, possono introdurre altri uomini nell’harem sospinti dal timore o dall’avidità di guadagno. Il che fa dire a Gonikaputra che i re debbono scegliere come guardiani dell’harem uomini esenti dal desiderio carnale, dal timore e dall’avarizia. Ma Vatsyayana osserva che possono entrare anche uomini che sappiano usare l’influenza di Dharma, per la qual cosa bisogna scegliere uomini inaccessibili ai desideri della carne, al timore, all’avarizia e a Dharma.
I discepoli di Babhravya consigliano che un marito faccia unire sua moglie in amicizia con altra donna, la quale gli riporti tutti i segreti, e lo tenga informato della castità della moglie. Ma Vatsyayana risponde che uomini male intenzionati riescono sempre con le donne, e che un marito non deve esporre la sua innocente sposa a corrompersi per la compagnia di una donna non casta. La castità di una donna può perdersi per una delle seguenti cause: frequentazione assidua delle società e delle compagnie; mancanza di ritegno, impudicizia del marito; mancanza di precauzione nelle relazioni con altri uomini; assenze frequenti e prolungate del marito; soggiorno in paese straniero; distruzione, da parte del marito, del suo amore e della sua delicatezza di sentimento; compagnie di donne dissolute; gelosia del marito.
Abbiamo a questo proposito dei versetti, di cui ecco il testo:
Un uomo abile, che ha appreso nei Shastra il modo di sedurre le spose altrui, non è però mai ingannato dalle proprie spose. Nessuno tuttavia deve far uso ditali mezzi, perché non sempre riescono e spesso originano disastri e alla distruzione di Dharma e Artha. Questo libro, che ha per scopo il benessere dei cittadini e insegna loro il modo di sorvegliare le proprie spose, non deve servire per corrompere le spose degli altri.