Mar 212016
 

«Rimasta sola, dissi alla serva che volevo riposare e che dato che il mio letto non era in ordine avrei approfittato di quello della vicina, chiedendole di non disturbarmi perché avevo bisogno di silenzio. Tale ingiunzione si dimostrò di grande aiuto. Salii di sopra, mi liberai degli abiti e mi distesi sul letto, seminuda. Subito cominciai a cercare di appagare i miei sensi eccitati con quelle insipide pratiche di autoerotismo, alla ricerca di quel piacere sfuggente che tanto mi intrigava e che mi faceva desiderare qualcosa di sconosciuto, fuori dalla mia portata. Dunque non avevo fatto altro che infiammarmi ancora di più e provocare con più forza i miei desideri, mentre l’unica cosa che poteva soddisfarli non era a mia disposizione, e mi sarei morsa un dito per la sua scarsa utilità di ripiego. Esausta e stanca di inseguire quelle ombre, mentre quella parte di me più sensibile doveva accontentarsi di qualcosa poco vicino alla realtà, il desiderio impetuoso e l’urgente necessità della natura di ottenere quel piacere liberatorio sollecitato dalle mie autostimolazioni mi fecero sprofondare in un agitato dormiveglia. Mi girai e rigirai in relazione ai sogni e, se avessi avuto qualcuno lì accanto, credo che li avrebbe di certo ritenuti erotici. E in effetti qualcuno c’era, perché quando mi svegliai dal mio breve sonno mi trovai la mano stretta in quella di un giovane inginocchiato accanto al letto che mi chiedeva perdono per la sua sfacciataggine. Era il figlio della vicina, e doveva essere entrato senza che la domestica si accorgesse di nulla, e quando mi vide nel letto in un primo momento pensò di andarsene, ma poi una qualche forza inspiegabile lo trattenne».

«Cosa dire? Le sensazioni di paura e sorpresa furono subito rimpiazzate da quelle del piacere che inondarono la mia mente al pensiero della svolta che quell’episodio poteva significare. Ai miei occhi sembrava un angelo benefattore inviato dal cielo, perché era giovane e bello, molto più di quello che avrei potuto desiderare da un uomo. Non mi preoccupai di trasmettere troppo incoraggiamento con la mia voce e il mio sguardo, e non mi pentii delle chiare provocazioni, né mi importava come avrebbe giudicato la mia sfrontatezza: volevo solo portarlo a soddisfare le mie esigenze. Non erano i suoi pensieri che volevo, era il suo corpo. Sollevai la testa e gli dissi con voce suadente che sua madre era uscita e non sarebbe rientrata prima di sera: mi sembrò un buon incoraggiamento, tuttavia, come mi accorsi in seguito, non avevo a che fare con un novizio. Le emozioni che gli avevo suscitato vedendo certe mie parti rimaste scoperte nell’agitazione del sonno lo avevano incantato e preparato, al punto che avrei avuto più da sperare nella sua violenza che temere il suo rispetto. Inoltre, l’estrema dolcezza della mia voce e del mio sguardo lo avevano incoraggiato a sfruttare al meglio l’occasione. Dunque, scoprendo che i suoi baci sulla mano erano accettati con tutta la sottomissione che poteva desiderare, passò alle mie labbra dove s’incollò, rendendomi così debole e sopraffatta per quella gioia e piacere che lo trascinai con me sul letto, dove gli avevo creato uno spazio invitante. Ora era sopra di me, e poiché i minuti erano preziosi, il giovane passò subito a quelle estremità, che, grazie al mio atteggiamento, era certo di poter attaccare senza timore di essere respinto. Quei malandrini sanno capirci al volo in certe occasioni! Giacevo dunque ansante in attesa dell’imminente attacco, con un desiderio che sovrastava ogni paura, e al quale di rado una ragazza di nemmeno tredici anni, per quanto alta e ben sviluppata, è così ben disposta.

Mi sollevò la sottoveste e la camicia da notte, mentre le mie cosce, per un istinto naturale, erano spalancate al massimo. Il desiderio aveva distrutto ogni mio pudore, tanto che giacere lì nuda e aperta davanti a lui era un preludio che mi faceva arrossire più di piacere che di vergogna. E quando poi le sue mani e le sue carezze, naturalmente attratte dal loro centro, mi fecero provare la loro brama e calore dentro e intorno a esso, oh! Quale immensa differenza rispetto a ciò che provavo alle mie insipide manipolazioni! Il giovane si sbottonò il panciotto e i calzoni, liberando quel meraviglioso oggetto di piacere che tanto avevo desiderato, sognato e amato, il re membro! Lo ammiravo e lo divoravo con gli occhi, finché il giovanotto non lo infilò tra le mie cosce, privandomi del piacere della sua vista, per darmene uno ben più gratificante, con il suo tocco in quella parte così squisitamente predisposta. Lo applicò allora sulla piccola fessura, poiché tale all’epoca era di certo, dove gli andai incontro con tanto desiderio e ardore che quasi non avvertii il dolore che seguì. Niente mi avrebbe impedito di gustare quel ricco godimento dei sensi. Così, aperta, lacerata e sanguinante, ero comunque sopraffatta dal piacere e abbracciai l’autore di quella meravigliosa rovina. Quando poco dopo egli fu pronto a sferrare il secondo attacco, il dolore fu alleviato dal migliore dei cordiali: ogni mio tenue lamento fu zittito, e il dolore si dissolse in fretta in puro piacere. Mi abbandonai alla passione, cedendole il controllo sul mio corpo e la mia anima, poiché ormai la mente si era persa e vivevo di pure sensazioni. E come descrivere quelle sensazioni, quei sussulti esaltati dal fascino della novità e della sorpresa? Quella parte di me, che tanto aveva bramato per quel dolce boccone e di cui ora era colma, concentrava su di sé tutte le mie sensazioni vitali che ne fecero la loro dimora durante il soggiorno del mio amato ospite, che ben presto mi ripagò per il caloroso benvenuto sciogliendosi in perle liquide più preziose di quelle che adornano una regina, e le riversò estasiato dentro di me, dove anch’io, troppo coinvolta per offrirgli un’asciutta accoglienza, lo accolsi con la più calda confluenza, in preda a un rapimento estatico non sconosciuto, presumo, al mio caro compagno. Giunsi quindi all’apice dei miei desideri per un caso, ma non così inaspettato, poiché il giovane era appena rientrato dal college ed era venuto a trovare la madre nel suo appartamento, dove era già stato un’altra volta, in cui non ci eravamo incontrati. Tuttavia sapevamo dell’esistenza l’uno dell’altra, e quando mi trovò distesa sul letto di sua madre comprese, ricordandosi di quando lei mi aveva descritta, chi io fossi. Il resto lo sapete già».

«Questa relazione non ebbe tuttavia conseguenze rovinose, poiché ci incontrammo molte altre volte senza essere scoperti. Ma il mio temperamento focoso, per cui i piaceri dell’amore erano diventati una necessità, mi fece commettere imprudenze fatali alla mia vita privata, e alla fine mi spinse a diventare una donna di piacere, e forse sarei caduta in disgrazia se non avessi avuto la fortuna di trovare un rifugio così sicuro e accogliente».

Quando Louisa terminò il racconto ci accorgemmo che si era fatto tardi e le tre ragazze si ritirarono per prepararsi alle orge della serata. Io rimasi con la signora Cole finché Emily venne a dirci che l’allegra brigata ci stava aspettando.

La signora a quel punto mi prese la mano sorridendomi per incoraggiarmi, e mi condusse al piano superiore, preceduta da Louisa che illuminava il cammino con due candele.

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