Si domanderà, signora, se per tutto quel tempo io abbia provato anche la minima sensazione di piacere. Poco o niente, glielo posso assicurare, solo verso la fine avvertii un leggero fremito che mi venne naturale, dopo le numerose stimolazioni nella mia parte più sensibile. Ma, quello che è più importante, è che non avevo alcun interesse per quell’uomo di cui sopportavo gli abbracci, lo stavo facendo solo per denaro. Inoltre, non ero affatto compiaciuta per quello che stavo facendo, qualunque fosse il motivo. E comunque quell’insensibilità mi permise di restare padrona della mia mente e dei miei movimenti, riuscendo a gestire al meglio la lunga messinscena.
Restituita a nuova vita dalle sue tenere scuse, dai baci e dagli abbracci, inveii contro di lui per avermi rovinata, parole che fecero crescere la sua soddisfazione. E quando poco dopo tentò di sferrare un altro flebile attacco, rifiutai categoricamente qualsiasi tentativo con il pretesto di essere ferita e dolorante e di non poter affrontare un’ulteriore prova. A quel punto decise di rispettarmi, ed essendo quasi mattina ero certa che non mi avrebbe più importunata. Il signor Norbert allora mandò a chiamare la signora Cole, e quando entrò la mise al corrente, con grande gioia ed entusiasmo, della certezza del suo trionfo sulla mia virtù e del colpo finale che le aveva sferrato durante la notte, aggiungendo che ne aveva avuto prova dalle macchie di sangue sulle lenzuola.
Può immaginare come una donna con il carattere e l’esperienza della signora Cola abbia reagito, continuando a prendersi gioco di lui, esclamando di provare vergogna e paura per quello che aveva fatto, di provare compassione per me e che era felice che tutto fosse finito; e sono convinta che almeno in quest’ultima parte fosse sincera. Poi, con aria di complicità mista a una certa rassegnazione, fece finta di convincermi davanti a lui che adesso, superata la prima prova, sarebbe stato meglio per tutti che da allora in poi andassi io a casa sua a fargli visita quando avesse desiderato la mia compagnia, perché non era giusto che mi rovinassi la reputazione e perdessi l’opportunità di incontrare un bravo giovane e di sposarmi come tutte le altre ragazze, e allo stesso tempo la sua casa sarebbe rimasta protetta da scandali. La proposta suonò così ragionevole che il signor Norbert non subodorò affatto l’inganno e acconsentì più che volentieri a quel patto, che fra l’altro gli permetteva di incontrarsi con me in piena libertà.
Dopo aver discusso ogni dettaglio, il signor Norbert si alzò e, accompagnato dalla signora Cole, lasciò in gran segreto la casa, e io potei godermi il meritato riposo. Al risveglio ricevetti le congratulazioni della signora, che come al solito rifiutò di trattenersi una percentuale sulla cifra che avevo guadagnato e mi diede anzi alcuni consigli per investire a mio vantaggio il piccolo capitale che avevo da parte.
Tornai di nuovo alla mia precedente condizione di mantenuta. Andavo puntualmente a casa dal signor Norbert ogni volta che mi mandava a chiamare. Riuscii a portare avanti le cose con tanta prudenza che non sospettò mai quali fossero i miei reali rapporti con la signora Cole. Del resto, era così preso dai suoi vizi e dalla sua vita dissipata che non si curò mai di approfondire la situazione.
Nel frattempo, se posso giudicare dalla mia esperienza, mi accorsi che le mantenute pagate e trattate meglio sono proprio quelle il cui amante, o per vecchiaia o per impotenza, non richiede loro un’intensa attività sessuale. Infatti, rendendosi conto che in un modo o nell’altro una donna deve essere soddisfatta, l’amante tende a compensare questa mancanza riempiendola di attenzioni, di regali, di carezze e confidenze. Come se non bastasse, ricorrono a mille artifizi e raffinatezze per cercare di recuperare il loro vigore e costringere la natura al servizio della loro sessualità. La sventura è che con tutti gli stimoli, i palpeggiamenti, le posizioni oscene e i movimenti lascivi atti a raggiungere una parvenza di godimento, hanno nel frattempo acceso una fiamma nell’oggetto della loro passione che, impossibile da smorzare, costringe la donna a trovare sollievo nelle braccia di qualcun altro che possa finire il lavoro iniziato. Ecco perché nelle donne, soprattutto in quelle della nostra professione, per quanto il cuore sia ben disposto, c’è una parte che controlla, il trono della regina, che ci impone di non accontentarci mai della buona volontà in cambio dei fatti.
Il signor Norbert era uno di questi, e per quanto mi ripetesse di amarmi, di rado riuscivamo a consumare, non senza una lunga serie di preparativi estenuanti ma stimolanti.
A volte mi strappava gli abiti e mi lasciava nuda sul tappeto accanto al fuoco, restando a contemplarmi anche per un’ora, mettendomi in ogni posa possibile e immaginabile, poi mi baciava ovunque, anche nelle parti più delicate e sensibili. Le sue mani erano squisitamente vogliose e vagavano sul mio corpo lussuriose e talvolta penetranti, al punto di accendermi con fiamme bollenti, finché, dopo tutti quei preliminari, riusciva a guadagnare una breve erezione che si scioglieva non so bene se in sudore o in un’eiaculazione precoce che irrideva il miei sensi accesi. Altre volte portava a termine un’esecuzione scarsa e nervosa. Com’erano insufficienti quelle poche gocce calde per estinguere le fiamme che aveva alimentato!
Una sera, che non posso fare a meno di ricordare, tornando a casa dopo un incontro con il signor Norbert, animata da un fervore che la sua bacchetta non era riuscita a placare, svoltando all’angolo di una strada venni avvicinata da un giovane marinaio. Allora indossavo i soliti abiti dimessi e semplici che non lasciavano intuire la mia vera professione, e camminavo con un’aria di inquietudine dovuta ai miei pensieri. Il giovane mi afferrò come un premio e senza tante cerimonie mi gettò le braccia al collo e mi baciò con impetuosità e dolcezza. Lo guardai, in principio con rabbia e indignazione per la sua impudenza, poi quando lo osservai meglio i miei sentimenti si placarono: era alto e virile, con un bel corpo e un bel viso, così gli chiesi con tono quasi dolce cosa volesse fare. Allora, con la stessa spavalderia e vivacità con cui aveva iniziato, mi propose di bere un bicchiere di vino con lui. Di sicuro, se fossi stata in uno stato d’animo più calmo e non in preda a desideri inappagati avrei rifiutato. Tuttavia, forse per le mie pressanti voglie, o per il suo aspetto, forse per l’occasione o per una combinazione di tutto, curiosa di vedere come sarebbe finita quell’avventura, ed eccitata per la novità di essere trattata come una comune donna di strada, acconsentii: in breve, non ero più io che rispondevo. Mi lasciai rimorchiare da quel giovane combattente, che mi prese sottobraccio con una familiarità come se mi conoscesse da una vita, e mi condusse alla più vicina taverna, dove ci fecero accomodare in una stanzina che dava sul corridoio. Lì, senza aspettare che l’oste ci portasse il vino che avevamo ordinato, mi saltò addosso e mi strappò via lo scialle, poi mi baciò e mi denudò il seno che maneggiò con un impeto che soverchia ogni altro cerimoniale più noioso che piacevole in certe occasioni. Passò dunque senza esitare al punto principale, ma non trovando un posto comodo per il nostro scopo, a parte due o tre sedie scassate e un tavolino traballante, mi fece mettere contro il muro e mi sollevò le sottane, quindi tirò fuori un vero spaccatutto, che ai miei occhi scintillava mentre lo brandiva. Iniziò allora a lavorare con impetuosità e bramosia, probabilmente dovute alla lunga permanenza in mare, e me ne diede un assaggio. Divaricai le gambe e mi sistemai meglio che potei per accoglierlo, ma riuscì a entrare solo in parte, le cose non andavano ancora bene: allora mi portò al tavolo e con una mano mi spinse la testa in avanti, facendomi appoggiare al bordo del tavolo, mentre con l’altra mi sollevava le sottane scoprendomi le natiche. A quel punto, in preda alla sua furia cieca, cercò di farsi strada tra di esse, e accorgendomi piuttosto chiaramente che stava sbagliando porta di accesso, bussando disperatamente a quella sbagliata, lo avvisai. Egli rispose: «Puah! Mia cara, ogni porto va bene durante la tempesta!». Tuttavia, cambiò direzione abbassando la mira e mettendolo al posto giusto, penetrandomi con una piacevole erezione. Al che mi fece schiumare di nuovo e lo infilò tutto con un tale ardore e spirito che, con la predisposizione ed eccitazione che provavo così sottomessa, gli diedi il via e mi abbandonai in un’estasi liberatoria mentre, nella stretta convulsa, mi irrorava copiosamente, annegando in un diluvio la mia violenta esplosione di desiderio.