Mag 092016
 

A nemmeno trent’anni, aveva già costretto la sua virilità a ricorrere a malsane stimolazioni, scarsamente aiutata dalla forza naturale di un corpo provato dai costanti eccessi di piacere, che su di lui avevano avuto l’effetto di sessanta primavere, lasciandogli però tutta la passione e le voglie della sua età a tormentarlo e spingerlo verso il baratro.

Non appena a letto, gettò via le coperte che avevo cercato a forza di trattenere, e così mi ritrovai a giacere nuda ed esposta non solo ai suoi attacchi, ma anche all’ispezione delle lenzuola, dove poté constatare che non vi erano artifici, sebbene, per rendergli giustizia, fu un esaminatore meno severo di quanto mi sarei aspettata da un così esperto viveur. Quindi mi strappò la camicia, trovando che la usassi troppo per nascondere i miei seni e la strada principale. Tuttavia, in quello che seguì si comportò con molta dolcezza e riguardo, mentre il mio ruolo mi imponeva di non averne affatto nei suoi confronti, e mostravo tutte le apprensioni e paure che si suppone abbia una fanciulla innocente con un uomo nudo nel suo letto per la prima volta. Riuscì a malapena a ottenere un bacio, e scostai la sua mano dai miei seni almeno venti volte, dove aveva constatato la loro consistenza, credendola merce intatta. Ma diventando sempre più impaziente di arrivare al sodo, si gettò su di me e, ispezionandomi prima con un dito, cercò di farsi strada. A quel punto mi lamentai sonoramente, dicendo che non glielo avrei permesso, che mi avrebbe rovinata, che non sapevo quello che stavo facendo e che me ne sarei andata… allo stesso tempo tenevo le cosce ben chiuse, consapevole che il signor Norbert non aveva la forza sufficiente per aprirle. Avendo dunque un tale vantaggio e il pieno controllo dei suoi movimenti, l’inganno fu un gioco da ragazzi. Nel frattempo la sua macchina, una di quelle che scivolano dentro e fuori senza accorgersene, continuava a battere rigida contro quella parte, il cui accesso era precluso dalle mie cosce serrate. Alla fine capì che non avrebbe ottenuto niente con la sola forza, e allora optò per trattare e discutere. Da parte mia replicai con tono imbarazzato e timido che temevo che mi avrebbe uccisa… che non ero mai stata trattata in quel modo prima di allora… che volevo sapere se anche lui si vergognava quanto me… e tanti altri lamenti e remore infantili che ben si prestavano al ruolo dell’innocente intimorita. Alla fine, comunque, finsi di cedere alla sua veemenza e insistenza, nei fatti e nelle parole, schiusi un pochino le cosce, quel tanto che bastava a fargli toccare la fessura con la punta del suo strumento che cercava con vari sforzi di far entrare. A quel punto mi spostai all’improvviso, non solo impedendogli l’ingresso, ma mollando un grido come se mi avesse trafitto il cuore, e lo spinsi via con una tale violenza che lo disarcionai. Il signor Norbert sembrò irritato, non tanto per la mia ritrosia, anzi, giurerei di essergli diventata ancora più cara, e si consolò per le difficoltà che stavano posticipando il suo momento di piacere. Eccitato oltre ogni limite, montò di nuovo in sella e mi pregò di essere paziente, accarezzandomi e addolcendomi in risposta alle mie più docili proteste. Allorché mi finsi rincuorata e pacificata, e gli permisi di aprirmi le cosce per procedere. Osservai con attenzione i movimenti dello strumento, e non appena fu dentro l’orifizio ebbi un sussulto che sembrava più dovuto al dolore dei suoi sforzi che alla sua penetrazione: non mancai di accompagnare tale circostanza con gesti, sospiri e lamenti. Le espressioni che usai di più furono che mi aveva fatto male… che mi stava uccidendo… che stavo morendo. Ma ora, dopo svariati tentativi, in cui non sembrava aver fatto progressi, almeno per quel momento, il piacere crebbe dentro di lui al punto che non poté più aspettare oltre, e nella foga sferrò un colpo possente che quasi mi colse impreparata, e infilò il suo arnese fino a dove riuscì, e allora sentii la calda infusione nella parte più esterna dell’orifizio. Non ebbi nemmeno la bontà di lasciarlo finire, ma lo spinsi via di nuovo, non senza una sonora esclamazione di dolore. Fu facile notare la sua soddisfazione, più per i risultati di quell’atto che per il piacere che ne aveva tratto. A quel punto smisi di rammaricarmi della mia finzione, poiché senza di essa non avrebbe mai raggiunto tale piacere. Sollevato e appagato da quella prima scarica, ora cercava di incoraggiarmi e prepararmi per il secondo attacco, per il quale stava cercando di riprendere le forze stimolandosi con la vista e il tatto, scrutando e trastullando il mio corpo, profondendo baci in ogni mia parte. Il suo vigore però non ritornò molto presto, e per quanto lo sentissi spingere mancavano le condizioni necessarie per entrare, finché arrivai a chiedermi se ci sarebbe mai più riuscito. Ma poiché egli pensava che io non avessi alcuna esperienza nella natura di quelle cose per potermi scocciare o dispiacere, continuò con i suoi estenuanti tentativi ancora a lungo prima di tornare nelle condizioni di sferrare l’attacco. Nel frattempo io lo tenevo talmente a bada che, nonostante non avesse ancora guadagnato centimetri con la penetrazione, era sudato ed esausto, e solo a mattino inoltrato riuscì a completare la sua seconda profusione, appena a metà strada, mentre io gridavo e mi lamentavo per il suo prodigioso vigore e l’immensità del dolore dell’apparente deflorazione. Stanco per l’atletica impresa, il mio campione cominciò a desistere e, infine, abbracciò volentieri l’idea di un sonno ristoratore. Mi baciò con affetto e si raccomandò affinché riposassi, quindi crollò addormentato. Quando mi sentii riposata a sufficienza, mi alzai con cautela, facendo attenzione a non svegliarlo, e misi in atto l’inganno della signora Cole per dargli le prove della mia verginità. In ognuna delle colonnine del letto c’era un piccolo cassetto segreto, che sarebbe sfuggito anche alla più attenta ricerca: in ogni cassetto c’era un bicchiere con del finto sangue e una spugnetta pronta per l’uso. Allora presi la spugnetta imbevuta del liquido rosso e la passai tra le mie cosce, dopodiché riposi tutto nel cassetto e lo richiusi. L’intera operazione non avrà richiesto più di venti secondi, e sarebbe stata praticabile con facilità da qualsiasi angolazione, poiché ogni colonnina del letto era provvista del necessario. Certo, se si fosse svegliato e mi avesse colta sul fatto mi sarei coperta di vergogna e imbarazzo, ma con tutte le precauzioni che avevo preso era un rischio che non correvo.

Tranquilla e sicura di essere al di sopra di ogni sospetto, mi rimisi a dormire, anche il sonno faticava ad arrivare. Dopo circa mezzora il mio gentiluomo si svegliò e si voltò verso di me che fingevo di dormire, e senza mostrare riguardo mi si gettò addosso per rinnovare l’attacco, cominciando a baciarmi e accarezzarmi. Allora finsi di svegliarmi lagnandomi per essere stata disturbata. Tuttavia, eccitato e desideroso di consumare l’intero trionfo sulla mia verginità, cercò di tranquillizzarmi e mi chiese di pazientare fino alla fine. Ormai sicura di poterlo assecondare grazie alle finte tracce di sangue che avevo predisposto per il momento della sua vittoriosa violenza, benché meditassi di non farlo entrare ancora per un po’, gli risposi solo con sospiri e mugolii, dicendogli che non lo potevo sopportare, che mi faceva male… che di sicuro mi aveva ferita… che era un uomo cattivo! A quel punto sollevò le coperte e osservò il campo di battaglia alla luce di una candela morente, al che vide le mie cosce, la camicia e le lenzuola macchiate di quello che lui prese per sangue virginale profuso durante la sua mezza penetrazione. Convinto e soddisfatto, fu colto da una gioia esultante. L’inganno era riuscito, nella sua testa era certo di aver lavorato un campo incolto, e quell’idea lo rese doppiamente premuroso nei miei confronti, nonché desideroso di portare a termine la sua opera di devastazione. Mi baciò con trasporto, mi confortò e mi chiese perdono per il dolore che mi aveva provocato, aggiungendo che era una cosa passeggera e che il peggio era passato, con un po’ di coraggio e costanza mi sarei ripresa presto e le successive esperienze mi avrebbero dato solo piacere. Allora, fingendo di essere stata convinta, aprii leggermente le cosce per dargli libertà di accesso, e quando fu appena penetrato iniziai a muovere con grande abilità lo scrigno femminile, riuscendo a tenerlo a metà del canale, e con varie contorsioni gli creai ancora difficoltà a penetrarmi, facendogli guadagnare un centimetro alla volta con grande fatica, mentre io continuavo a lamentarmi per il dolore. Alla fine riuscì a farsi strada ed entrò del tutto, credendo di dare il colpo di grazia alla mia verginità, e allora emisi un terribile grido di dolore, mentre lui, trionfante come un gallo che sottomette la sua gallina, continuò a perseguire il suo piacere e, in virtù dell’idea di una vittoria totale, giunse ben presto all’apice di quel momento liberatorio. Ora giacevo recitando la parte della fanciulla ferita, affannata e spaventata, che aveva appena perso la propria innocenza.

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