Dic 212015
 

Pur svegliandosi prima di me, non osò disturbare un riposo che mi ero veramente meritata. Ma non appena cominciai ad aprire gli occhi, non più tardi delle dieci, mi toccò di soddisfare un’ulteriore manifestazione della sua virilità.

Verso le undici entrò la signora Jones con due tazze di brodo ristretto che la sua esperienza in faccende del genere le aveva suggerito di preparare per noi. Sorvolerò sui complimenti che ci fece e sui sottintesi da mezzana con i quali ci salutò. Il solo vederla mi faceva andare il sangue alla testa, tuttavia cercai di contenermi, concentrando i miei pensieri sulla nuova situazione nella quale mi trovavo.

Il signor H… si accorse del mio disagio e mi disse che non avrei dovuto sopportarla ancora a lungo. Mi assicurò che provava per me un affetto sincero e profondo e che me ne avrebbe offerta subito una prova portandomi via da quella casa, che per molte ragioni mi doveva essere repellente e sgradita. Disse che mi avrebbe trasferita al più presto in un altro appartamento, dove si sarebbe preso maggior cura di me. Poiché non voleva dare ulteriori spiegazioni alla padrona, e non voleva farmi attendere troppo fino al suo ritorno, si vestì in fretta per concretizzare quel progetto e se ne andò non senza avermi lasciato tutto il denaro che aveva con sé, circa ventidue ghinee, dicendo che era solo un acconto di quello che mi avrebbe regalato in seguito.

Rimasta sola, sentii tutta l’amarezza verso quel mio ingresso nel mondo del vizio (dato che il mio amore per Charles non mi era mai parso così lieve). Mi ero fatta trascinare via dalla corrente senza più tornare a riva. Le mie necessità impellenti, la gratitudine ma soprattutto, lo ammetto, la dissolutezza e il piacere che questa nuova relazione mi faceva provare, rispetto ai pensieri neri e corrosivi che avevano attanagliato il mio cuore da quando Charles se n’era andato, contribuirono a eliminare ogni volontà di redenzione. Se ora ripensavo al mio primo e unico amore, la mia coscienza mi diceva che non ero più degna di lui. Insieme a lui sarei persino stata disposta a elemosinare una pagnotta in giro per il mondo, oh me sventurata! Non avevo avuto né la virtù né il coraggio per sopravvivere alla separazione.

A tutto questo si aggiungeva il pensiero che se non fosse stato per Charles il signor H… avrebbe potuto benissimo essere il solo padrone del mio cuore. Ma ormai il posto era occupato, e anche se le circostanze gli avevano dato la possibilità di impadronirsi del mio corpo, le cui bellezze erano il solo vero oggetto della sua passione, era troppo poco perché potesse nascerne un amore delicato e solido.

Ritornò alle sei del pomeriggio e mi portò nella nuova casa. Feci in fretta i bagagli che vennero caricati su una carrozza. Mi separai senza alcun rimpianto dalla signora Jones e credo che anche i suoi sentimenti per me non fossero molto diversi: che io me ne andassi o che rimanessi, per lei era solo una questione di profitto.

Giungemmo ben presto alla mia nuova casa. Apparteneva a un commerciante, devoto amico del signor H…, che gli concesse l’intero primo piano, ammobiliato con una certa eleganza, per due ghinee la settimana. Venni insediata da padrona, con una cameriera alle mie dipendenze.

Quella sera il signor H… rimase con me, e cenammo insieme in una locanda lì vicina; dopo cena, e qualche bicchiere di vino, la cameriera mi aiutò a mettermi a letto. Il signor H… si coricò subito dopo, e malgrado le fatiche della notte precedente, non ci fu quartiere né remissione: disse che intendeva fare gli onori per celebrare il mio arrivo nella nuova casa.

Quando il mattino dopo facemmo colazione era già piuttosto tardi. Il ghiaccio era rotto e il mio cuore, non più gonfio d’amore, cominciò ad apprezzare le frivolezze con cui il mio il signor H…, profondo conoscitore delle debolezze del nostro sesso, intendeva conquistarmi. Sete, merletti, orecchini, collane di perle, orologi d’oro, nonché altri ninnoli e capi di abbigliamento mi arrivavano con generosità, e le sensazioni che ciò suscitava in me erano, se non amore, almeno gratitudine e affetto: una distinzione che priverebbe del piacere la maggior parte degli uomini in città che posseggono una mantenuta, ecco perché così pochi lo fanno.

Ormai ero a tutti gli effetti una mantenuta, nella forma e nella sostanza, con alloggio, denaro e abiti a volontà.

Il signor H… era sempre molto gentile con me, tuttavia, non ero felice. In momenti di malinconia, il ricordo del mio caro Charles, per quanto represso e stordito, mi assaliva con il doppio della violenza, tanto da farmi desiderare una vita ancor più dissoluta e dissipata.

Il mio nuovo amante, del resto, mi era talmente superiore in ogni senso che non potevo non sentirmi a disagio per la gratitudine che gli dovevo. Si era guadagnato tutta la mia stima, ma non riuscivo a provare qualcosa di più. Con lui c’era solo un argomento, che una volta esaurito, lasciava spazio a lunghi e noiosi intervalli, a meno che non venissero colmati dal piacere o altri divertimenti.

Il signor H…, esperto conoscitore delle donne, poiché tante ne erano passate tra le sue mani, si rese conto del mio particolare stato d’animo e, senza mutare la sua opinione di me, ebbe la compiacenza di venire incontro alle mie esigenze.

Cominciò a organizzare cene nel mio appartamento, dove invitava suoi compagni di baldoria e le loro amanti, e fu così che entrai in un giro di conoscenze che ben presto mi strappò una volta per tutte il pudore e la timidezza, che erano il risultato della mia educazione da ragazza di campagna, doti che rappresentavano, in un certo senso, il mio maggiore fascino.

Ci facevamo visite a vicenda, e imitavamo, per come potevamo, tutte le follie e le impertinenze con cui le signore di classe s’intrattengono, senza mai farsi sfiorare dal dubbio che non c’è nulla al mondo di più frivolo, banale e insulso del loro stile di vita: dovrebbero trattare gli uomini come se fossero i loro tiranni, perché era per colpa loro se erano condannate a quella vita.

Frequentavo ormai molte mantenute e devo dire che nessuna di esse era soddisfatta della propria condizione. Quasi tutte detestavano il loro amante e non perdevano occasione per essere infedeli. Quanto a me, non avevo mai preso in considerazione una simile eventualità, sia perché il mio amante non era affatto geloso e quindi non mi stimolava in questo senso, sia perché la sua generosità e le tenere attenzioni nei miei confronti gli avevano assicurato, se non il mio affetto, almeno la mia fedeltà. Non c’era niente in lui che mi impedisse di apprezzarlo come avevo sempre fatto, tanto più che grazie alla sua magnanimità ero sul punto di ottenere un modesto vitalizio, quando un incidente impedì di portare a termine quelle disposizioni in mio favore.

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